Dramma giocoso in due atti indipendenti
di Gloria Deandrea
Sinossi
La vicenda si svolge in diversi periodi storici, e narra delle distinte situazioni politico/sociali che si creano nel contesto italiano, dall'Unità (1861) all'epoca fascista (1930 circa), attraverso gli spostamenti di H, una figura immaginaria che collega tutti gli eventi riportati. Tale personaggio, unico a subire un'evoluzione drammaturgica, presenta nel testo un percorso circolare. Nel primo atto parte dal sud, divenendo prima brigantessa in Lucania con Carmine Crocco e Ninco Nanco, poi reazionaria a Roma con la Regina Maria Sofia di Borbone, poi ancora anarchica a Napoli con Giovanni Passannante. Nel secondo atto, H, già attempata, ha un incontro/scontro con gli irredentisti/socialisti a Trento, in particolare con Cesare Battisti, riguardo alla questione di confine. Da qui, per amore del figlio, contrario al governo Asburgico, e per rispetto alla figura di Battisti, abbraccia la causa socialista, senza schierarsi direttamente, mantenendo comunque una neutralità di fondo. A Trento incontrerà Benito Mussolini, socialista, cominciando a formulare idee contrarie a questa figura e, successivamente ai Fasci Neri. Andando contro proprio ai Fasci Neri, intimoriti dalla dialettica calzante dell'ormai anziana donna, viene spedita al confino in Basilicata, esattamente da dov'era partita ottantacinque anni prima, e in cui troverà la propria fine. La vicenda è fortemente legata a un periodo storico prima caotico, poi dittatoriale, che presenta gravi difficoltà politiche, economiche e sociali. Per questo, i fatti riportati tramite i personaggi reali rispondono alla documentazione storica esistente. Anche se la storia è scritta dai vincitori e non dai vinti, è stato possibile reperire materiale a sufficienza per costruire la vicenda sopra citata, riportando comunque il punto di vista della minoranza, ossia degli sconfitti.
NB Non si è voluto dare rilievo individuale ai personaggi storici realmente esistiti, nonostante tutti dotati di notevoli personalità, e meritevoli di studio, per spostare invece l'attenzione su scorci di un'Italia divisa, che nonostante i governi, le società, i costumi differenti, presenta, da nord a sud, una costante separazione interna.
NB Il racconto sopra descritto appartiene al genere dramma. È importante porre in evidenza il fatto che, nella lingua italiana, la parola dramma è sinonimo di commedia, ovvero l'una è parte integrante dell'altra e viceversa. Ciò significa che, per una buona riuscita della pièce, gli attori sono tenuti a mantenere linguaggio e gestualità leggeri, utilizzando le loro capacità ironiche, graffianti e canzonatorie, necessarie a sostenere temi estremamente densi, tipici di un periodo storico piuttosto faticoso.
ATTO II
Personaggi
Ruolo, in ordine di apparizione: irredentisti-austriaci
Ruolo doppio: fascisti
H personaggio inventato
suo Figlio personaggio inventato
Cesare Battisti irredentista/socialista
2° fascista militare
Antonio Piscel irredentista/socialista
1° fascista militare
Rudolf Muck commissario di polizia di Trento
2° fratello con cognome italiano
Poliziotto suo subalterno
1° fratello con cognome straniero
Benito Mussolini direttore del quotidiano sindacalista L'Avvenire del Lavoratore
Contadina popolana clericale trentina
Vicina di casa di H, in Basilicata
2 Riti di Passaggio 2 danzatori
Voci fuori scena
Descrizione scena
Lo spazio è determinato dal vuoto del palcoscenico. I diversi ambienti che compongono le scene, individuati dai distinti spostamenti di H, sono rappresentati visivamente in modo astratto, ma accessibile al pubblico con immediatezza, attraverso elementi scenici in uso. Per una buona comprensione del testo, valorizzato dagli attori, si rende perciò necessario utilizzare tali elementi, di supporto agli attori medesimi, e non di ostacolo. Questi materiali si distinguono in:
- fondali di dimensioni ridotte, rappresentanti realtà cittadine o naturalistiche significative, comunque elaborate, per la comprensione dell'ambiente da parte dello spettatore
- oggetti di scena mobili e mai fissi, in modo da essere gestiti direttamente dall'attore, che dovrà trattare tali oggetti come elementi di potenziamento alle proprie capacità gestuali
- gelatine di colori differenti fissate su proiettori
- è possibile inserire, inoltre, cartelli con scritte o parole efficaci, di sostegno al testo e alla scena, sempre gestite dall'attore. Esempio: nella scena 13, Passannante (fatto realmente accaduto) può tenere tra le mani un cartello con la scritta: W la Repubblica Universale.
La scena sopra indicata è pensata per potenziare il lavoro dell'attore, che non può essere compromesso da ambienti fastosi o barocchi, indicativi di altre forme teatrali. A tal proposito è importante porre in evidenza il fatto che la scena è e dev'essere sempre di supporto all'attore, il quale saprà porre, nel modo più consono, l'attenzione sul testo teatrale grazie all'uso appropriato della parola e del gesto.
Descrizione costumi
I costumi sono neutri; possibilmente monocromatici. In sostituzione ai costumi di scena tradizionali, storici in questo caso specifico, ciò che determina visivamente ogni personaggio è l'accessorio; con particolare attenzione al cappello e alla sua naturale evoluzione dal 1861 – Risorgimento, al 1930 – epoca fascista (periodo temporale in cui si svolge il dramma). Oltre al cappello si possono rendere utili alla caratterizzazione dei personaggi altri accessori, quali: armi, medaglie, calzature, foulard, e via dicendo.
NB Il trucco dell'attore, inclusa l'attenzione alla capigliatura, è rilevante al completamento di ogni personalità presente in scena. A tal proposito è importante porre in evidenza il fatto che, il racconto descritto, appartiene al genere dramma, sinonimo di commedia. Ciò significa, a maggior ragione, che gli attori si devono relazionare con personaggi di duplice caratterizzazione, trattandoli con la leggerezza della comicità, dettata dall'ironia, che si amalgama ad ambientazioni e fatti drammatici; doppia lettura, necessaria alla riuscita della pièce.
Scena 1
Principato Tirolese, Trentino - Trento. In casa di H
Trento, aprile 1900
Il figlio di H, già in scena, legge il quotidiano socialista 'Il Popolo' di Cesare Battisti. H promuove una discussione accesa a riguardo.
NB H ha 55 anni; suo figlio 21. H assume le sembianze di una donna attempata, attraverso movimenti lenti e battute meno rapide, ma più decise; inoltre, il personaggio presenta una capigliatura brizzolata.
Figlio (già in scena, seduto, tiene in vista al pubblico il quotidiano socialista di Battisti; legge interessato, sfogliandolo)
H (entra da DX, di buonumore e con la spesa tra le mani) Buongiorno. Sono stata al mercato, e ho visto tantissima gente.
Figlio (continua a leggere impassibile) Giorno.
H Nessuno comprava, per colpa dei rincari, (tra sé) ma… passerà anche questo momento.
Figlio (continua a leggere)
H (appoggia la spesa sul tavolo) Ho incontrato anche Rudolf Muck, il commissario; che persona squisita! Mi manda a dirti di entrare in polizia, o perlomeno di pensarci, così, da avere un'occupazione concreta, sicura… rispettosa delle istituzioni, ecco.
Figlio (continua a leggere)
H (mentre estrae la spesa dal sacchetto) Ah, ti ho comprato delle mele. (gliele mostra)
Figlio (continua a leggere)
H (ripete il gesto, cercando attenzione) Sono quelle che ti piacciono tanto, no?
Figlio (senza alzare il capo) Ah, ah.
H Floride, corpose, splendide, come la nostra terra. (le mostra ancora, senza successo) Guarda che meraviglia.
Figlio (continua a leggere) Ah, ah.
H Le mele della Val di Non. Una delle più belle vallate d'Austria.
Figlio (abbassa il giornale di scatto; secco, al pubblico) D'Italia. (riprende a leggere)
H (appoggia, amareggiata, le mele sul tavolo) Per favore, non ricominciare con questa storia. (lo osserva, severa)
Figlio (continua a leggere)
H (arrabbiata, osservandolo) Hai capito cosa ti ho detto?
Figlio (continua a leggere) Ah, ah.
H (prende una mela dal tavolo e l'avvicina al figlio, con gentilezza) Guarda che belle mele, le ho prese per te.
Figlio (chiude il quotidiano di scatto, gettandolo a terra) Non me ne importa niente di queste mele. (gliela toglie di mano e la scaglia sul palco) E non diventerò servitore degli Asburgo. Dillo pure al tuo amico Muck. Quel pangermanista. Che provi a corrompere un altro trentino al posto mio.
H (si accendono i toni) Muck è un uomo rispettabile, e sta facendo il suo dovere nel modo migliore possibile.
Figlio No, signora. Vi sbagliate. (provocatorio) O è migliore, o è possibile.
H Va be'… migliore.
Figlio Trattare gli italiani come servitori, è il modo migliore?
H Ahaaa! Ma siamo servitori! Siamo i servitori dell'Impero Austro-Ungarico. Gli umili (rimarca la parola) "…servitori" di Francesco Giuseppe d'Asburgo.
Figlio No. Io sono italiano.
H Tu non sei italiano. Se fossi italiano serviresti Vittorio Emanuele. Invece, sei austriaco, ed è tuo dovere servire la tua patria: l'Austria.
Figlio Ah, si?
H (imperativa) Sì.
Figlio (pausa; riprende con calma) Allora rispondete a questa domanda: se è vero che sono austriaco, e che l'Austria-Ungheria è la mia patria, e Francesco Giuseppe il
mio Re, (alzando il tono) per quale ragione io non parlo una sola dannata parola di tedesco?!
H (adirata) Perché sei un troglodita! Ecco perché.
Figlio No, signora. Vi sbagliate ancora. Un troglodita è un cavernicolo, un primitivo che può essere sfruttato come un servo, in quanto privo di conoscenza, curiosità, intelligenza, acume, capacità di sviluppare un pensiero. Io invece sto tentando di ragionare e di farvi ragionare. (prende da terra il quotidiano) Vedete? Leggo anche i quotidiani. (lo lascia cadere nuovamente) Come potete offendermi?
H (si calma) Va bene. Lo ammetto. Non sei un troglodita.
Figlio Grazie.
H Prego. Però non sai il tedesco.
Figlio Neanche voi lo sapete.
H No. Ma non sono nata qui, come te. Arrivo da un altro Regno.
Figlio Appunto. Dal Regno d'Italia.
H (si inalbera) No. Dal Regno d'Italia proprio no! Piuttosto dal glorioso Regno delle due Sicilie! Il Regno dei Borboni. (con vanità) Vedi da dove arrivo io?
Figlio Perfetto. Con voi, non è possibile ragionare. (tenta di andarsene)
H (lo afferra per il braccio, trattenendolo) Aspetta…
Figlio (bruscamente, liberandosi dalla presa) …vi faccio presente che quel Regno non esiste più. Adesso il luogo da cui provenite si chiama Regno d'Italia!
H Sì, ma…
Figlio …ma è davvero una sciocchezza quella che avete fatto. Partire da un Paese in trasformazione, che tenta di uscire, non senza difficoltà, da un sistema medievale, per trasferirsi nel Regno degli Asburgo. I padri del militarismo, della soppressione dei diritti dell'uomo, dell'abolizione di qualsiasi altra identità. (severo) Siete passata da un Regno che combatte gli avanzi del feudalesimo, a uno che li promuove! E siete anche convinta di stare dalla parte della ragione. Perdonatemi se qui non vi seguo, madre.
H (amareggiata) Ha forse importanza?
Figlio (duro) Cosa?
H Avere ragione, in questo caso, ha importanza?
Figlio Se per voi non ne ha, figuratevi per me.
H E allora perché te la prendi tanto?! Quando sono partita ho pensato solo alla tua protezione. Il Regno d'Italia non era un luogo sicuro. E non domandarmi di più. Ti basti sapere che ti ho cresciuto insegnandoti tutto quello che avevo appreso, ma soprattutto il rispetto per te stesso e per gli altri. Fornendoti un'educazione ho pensato di aver agito nel modo migliore. Non farmi ricredere.
Figlio (deciso) Mi nascondete alcuni fatti. Va bene, lo accetto. Ma voi accettate il mio pensiero. Accettate la mia volontà di allontanarmi da questo governo d'oppressione. Accettatela, perché è forte. E se non l'accetterete, il governo non sarà l'unico da cui mi allontanerò. (esce)
H (tra sé) Gli ho insegnato a pensare con la propria testa, e l'ho perso. (raccoglie il quotidiano di Battisti; legge ad alta voce il titolo) Il Popolo. Uhmm! Un nuovo quotidiano trentino. (al pubblico) E poi dice che l'Austria abolisce le identità. (comincia a leggere alcune parti dell'articolo "A che tendiamo" scritto dallo stesso Battisti; ad alta voce, al pubblico) "…Educazione civile. Politica della borghesia, onde spingerla a riprendere le tradizioni gloriose contro gli avanzi del feudalesimo. (sfoglia le pagine, con curiosità) "…La causa del socialismo si identifica colla causa della libertà di pensiero e del progresso civile." (sfoglia le pagine, con frenesia) "…Noi vediamo il nostro campo d'azione allargato. Cesare Battisti." (lancia il quotidiano; con allarme) Ma cosa scrive questo Battisti?! Domani, m'informerò meglio. (preoccupata, compie un percorso circolare sul palcoscenico, in piena solitudine)
Scena 2
Principato Tirolese, Trentino - Trento. Nei pressi della tipografia di Battisti
Trento, aprile 1900
H recandosi alla tipografia di Cesare Battisti, (*1875 Trento; †1916 Trento, Trentino) lo incontra per strada, accompagnato da Antonio Piscel. (*1875 Rovereto; †1947 Rovereto, Trentino)
NB H ha 55 anni; suo figlio 21.
NB Battisti si presenta con i capelli scapigliati e un pizzetto brigantesco, mentre Piscel ha un'acconciatura ordinata e imbrillantinata.
NB Battisti e Piscel parlano senza cadenza, in perfetto italiano.
Battisti e Piscel (entrano in scena, noncuranti di H, proseguono il loro discorso; battuta di Piscel) Dobbiamo porre l'attenzione sulla questione di confine.
Battisti Certo. Le terre irredente del Trentino e della Venezia Giulia, ancora sotto l'amministrazione austriaca, devono essere liberate.
H (noncurante dei due, prosegue il suo giro dinamico fino a quando barcolla e si aggrappa al braccio di Battisti, che la sostiene) Oh, mio Dio!
Battisti State bene, signora?
H Sì, sì, grazie. Ho avuto un po' di vertigine.
Battisti Dovreste condurre una vita meno frenetica. (a Piscel) Passami l'acqua. (la offre ad H) Tenete.
H No, non è necessario. Devo solo riprendermi dalla stanchezza e dalle preoccupazioni per mio figlio, ma, il buon Dio mi aiuterà ancora.
Battisti e Piscel (si osservano l'un l'atro, sorridendo; riprende Piscel) Nel frattempo, disponiamo dei mezzi per esserle noi d'aiuto. (la sostiene) Venga, si sieda per qualche istante. (entrambi l'avvicinano alla sedia)
Battisti Vi possiamo accompagnare a casa, signora?
H (debole) No, grazie. Sto cercando la sede di un nuovo quotidiano, magari l'avete sentito. Si chiama: Il popolo.
Battisti e Piscel (ridono; riprende Battisti) Siete fortunata. Avete la redazione davanti agli occhi.
H (sorpresa) Voi scrivete per quel giornale?
Battisti In realtà io, oltre a scrivere, sono anche il Direttore.
H (incuriosita) E come vi chiamate?
Battisti Cesare Battisti, onorato. (le offre la mano)
H (la rifiuta, alzandosi in modo energico) Onorato un piffero. Voi siete Battisti?
Battisti (fa cenno di sì col capo)
H (a Piscel) E voi?
Piscel Io, Antonio Piscel; onorato.
H (al pubblico) Un altro onorato. Tutti onorati. (ai socialisti) Tutti, tranne me.
Piscel (osservando prima Battisti, poi H) Dalla reazione, desumiamo che la nostra conoscenza non vi è lieta.
H Ecco, bravo, desumete bene.
Battisti (ironico) In ogni caso, vi ha restituito vigore.
H Sì, provocate pure. (seria, con tono di rimprovero) Ma vi rendete conto dei danni che potreste fare continuando a scrivere quello che scrivete? (a Piscel; imperativa) E lei, mi passi l'acqua. Adesso la gradisco. Ho ancora molte cose da discutere con voi. (si risiede; beve)
Piscel Penso di poter parlare anche a nome del Dott. Battisti, se mi permetto di dirle che ammiriamo un sì tale ardore politico, seppur di provenienza e opinione contraria.
H Ammirate un accidente! (gli restituisce l'acqua; a Battisti) Avanti, ditemi cosa siete. Irredentisti? Riformisti? Marxisti? Socialisti? Progressisti? Nazionalisti? Isti, isti… eccetera, eccetera.
Battisti Enunciato in tale maniera, non mi sembra rilevante.
H Questo lo decido io, giovanotto.
Battisti No, cara signora. Fino ad ora, non sono intervenuto, ma se vi sentite in dovere di mancarmi di rispetto, io mi sentirò in diritto di mancarne a voi.
H (qualche secondo di silenzio; poi, riprende indignata, al pubblico) Oh, bella! (a Battisti) Cosa fate? Mi rispondete?
Piscel Siete stata voi a chiederci la nostra fede politica. Ebbene, siamo fieri di presentarci come irredentisti-socialisti.
H Oheee! Che confusione! Da queste affermazioni si denota la vostra giovane età. Ai tempi miei, quando avevo, (con enfasi) io, vent'anni…
Battisti (interrompe brutalmente) …noi non abbiamo vent'anni, e i tempi suoi sono passati. L'appartenenza al Partito Socialista non esclude la lotta irredentista che, in quanto Trentini, con fermezza e determinazione ci sentiamo di promuovere contro il dominio straniero.
H (indispettita) Siete confusi! Quando ero, (con enfasi) io, giovane, si stava o da una parte, o dall'altra; senza indugi, né titubanze. Non esistevano le mezze misure, e neanche le mezze aspirazioni.
Piscel Neppure le mezze frontiere. Territori italiani sotto il dominio austriaco.
H (irritata, a Piscel) Ma cosa dite. Voi alterate la storia!
Battisti Siete voi che la state modificando a vostro piacere. Le terre irredente fanno parte del disegno risorgimentale di unificazione entro i confini dello Stato Italiano, e all'Italia devono tornare.
H E su quale base stabilite che una terra è redenta o irredenta?
Piscel Su basi storiche, etniche e filologiche.
H Bene. Dal punto di vista storico le terre che voi chiamate irredente, ossia (con enfasi) "…non liberate", appartengono all'Impero Austro-Ungarico da molto prima delle rivendicazioni risorgimentali. Questi confini risalgono al Medioevo!
Battisti E prima ancora al glorioso Impero Romano. Quindi all'Italia.
H Eheee!… (viene bloccata da Piscel)
Piscel …e poi, signora, in questo momento siamo un preciso esempio di irredentisti. Viviamo nel Principato Tirolese, eppure parliamo italiano.
H La lingua tedesca viene insegnata, puntualmente, nelle scuole.
Battisti Certo, perché l'Impero di Francesco Giuseppe mira a un processo di snaturalizzazione dell'identità culturale italiana, per favorire la creazione dell'homo austriacus.
H Homo ché?!
Piscel Austriacus. Quell'essere privato della fierezza di appartenere a una stirpe gloriosa…
Battisti …che vive solo per piegar la testa davanti alla potenza degli Asburgo, riconoscendo in questi le ragioni e il fine della sua esistenza. Come fate voi. (indicando H)
H Io non vivo per gli Asburgo, ma sono un'umile serva dell'Impero.
Battisti E io, un irredentista puro e semplice.
Piscel Io, un irredentista-socialista.
Battisti Certo. E socialista lo sono anch'io.
H E indubbiamente siete molto determinati. Ma, adesso che le posizioni sono chiare, e ho potuto appurare anche la forza delle vostre convinzioni, torno a ripetere che la propaganda politica, fatta non solo tra la gente, ma anche sui giornali, come state facendo voi, porterà a continui malumori, fino a quando non vi arresteranno…
Battisti …già fatto.
H O vi rinchiuderanno nelle carceri…
Battisti …già fatto.
H O peggio, vi impiccheranno.
Battisti (guardando Piscel; ironico) No, questo ci manca.
H Insomma Battisti, non avete paura di niente?
Battisti Sì. La mediocrità mi fa una paura mortale. Ma io voglio alzarmi e farmi grande con l'ingegno e con lo studio: impresa ardua, forse vana. Ma penso che gli uomini non debbano disarmarsi, né disperare di loro stessi.
H In tal caso, perdonate, se non piangerò per voi. (si alza e raccoglie da terra il quotidiano socialista; lo mostra a Battisti) Mi preoccupo soltanto per mio figlio, che è giovane, e leggendo il vostro quotidiano si è messo in testa idee antiaustriache.
Piscel Evidentemente vostro figlio si rende conto che l'Impero Austro-Ungarico, è destinato a concludersi, anche tragicamente, a meno che non lasci spazio all'identità etnica dei popoli, invece di proseguire sulla strada della repressione, come sta facendo.
Battisti Comunque Il popolo non s'impone sulla gente.
H (tiene in mano il giornale fino a fine scena) È il quotidiano del Partito Socialista! Come fate a dire che non s'impone!
Piscel È un osservatore dei fatti trentini, che offre particolare attenzione alle classi dei lavoratori. I quali, si caratterizzano per la compattezza dell'identità nazionale (con enfasi) "…italiana".
Battisti Inoltre è la voce della gente che il governo non vuol sentire.
H Neanch'io se è per questo.
Piscel Consideratevi dispensata dall'acquisto.
H Ovviamente.
Battisti Mi spiace, ma Il popolo, non cesserà di esistere per le richieste di una signora filo-asburgica, o per la polizia austriaca, che ci controlla di continuo. (china la testa in segno di saluto; esce con Piscel)
H (tra sé, agitando il giornale tra le mani) Questo lo vedremo.
To be continued…
APPENDICE
Note sui personaggi
H
Il personaggio inventato H è l'unico rappresentante della vicenda, nel primo atto, privo di un ruolo reale, in quanto figura mai esistita. Tale personaggio svolge la funzione di elemento legante gli avvenimenti che si susseguono, allo scopo di far comprendere allo spettatore gli spaccati di un'Italia differente, da sud a nord, all'interno di periodi storici compresi tra l'Unità (1861) e il primo periodo fascista (1930 circa). Per la ragione sopra citata si è evitato di assegnare al personaggio un nome specifico, preferendo utilizzare la lettera H. La parola acca, nella lingua italiana, è palindroma, ossia di lettura bifronte. Riferimento simbolico, legato al percorso che tale figura compie all'interno della vicenda.
NB H è presente in scena per tutta la pièce.
suo Figlio
Nel secondo atto, oltre al personaggio inventato H, compare un'altra figura mai esistita: suo figlio. Tale personaggio svolge la funzione di elemento di rottura, rivestendo il compito di favorire l'evoluzione drammaturgica di H, che, per amor suo, rompe i legami storici con l'Impero Asburgico, a cui era tradizionalmente legata dal primo atto, attraverso la figura di Maria Sofia di Borbone (sorella, appunto, dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria). Anche per il figlio, come per H, si è evitato di assegnare un nome specifico.
NB Il figlio di H è presente solo in alcune scene del secondo atto.
Riti di Passaggio
Sono dei personaggi metaforici, ossia figure che acquistano tridimensionalità e forma grazie al teatro, ma partono dalla parola e ad essa appartengono. (Arnold Van Gennep, Les rites de passage, Ed. Emile Nourry, 1909) Tali personaggi allegorici, prelevati dai morality plays dell'Inghilterra medievale, oltre ad avere notevole rilevanza per la storia delle arti figurative, (es. rappresentazione fisica di Libertà, quasi sempre personificata dalla donna, o Giustizia, icona raffigurata nei Tarocchi da un corpo femminile che mantiene la bilancia in una mano e la spada nell'altra, e via dicendo) servono al racconto come simboli di alcune scene. In questo caso, i Riti di Passaggio, determinano un cambiamento radicale che può avvenire, in modo generico, nellla vita di qualsiasi essere umano, (es. gravidanza, nascita, iniziazione, matrimonio, funerale, ecc.) nello specifico della pièce, nel personaggio inventato H.