Racconto
di Riccardo Cianchetti
Forse la giovinezza è solo questo perenne amare i sensi e non pentirsene.
La signorina Richmond non era poi male, non era. Ormai lo sappiamo tutti, lo sappiamo. il sole riesce a traforare i fitti rami/ la luce batte sulle seriche/ piume dei suoi fianchi lo sappiamo tutti ormai, tanto che neanche riesce ad annoiarci riesce, guarda tu cosa vado a pensare, guarda tu la luce batte sulle seriche/ piume dei suoi fianchi. La chiamò suo malgrado, ogni giorno si riprometteva di non farlo, si riprometteva, sarebbe stata una cosa più che saggia, lasciar perdere, riuscire a non superare quella sottile linea d'ombra, o almeno provarci. Sarebbe bastato poco, del resto. Incosciente la chiamò, sconsiderato di antiche passioni, incosciente la chiamò in un freddo pomeriggio, pur sapendo che la cosa stava peggiorando di volta in volta. Fu lei questa volta, voleva a tutti i costi che bevesse un orzo, bevesse, roba da matti. Come poter piangere, un domani per una che ti vuole a tutti i costi far bere un orzo? – è questo che si chiese. la si vede poi pavoneggiarsi agitando/ la sua lunga e bella coda della quale/ è tanto fiera e orgogliosa /che la cura continuamente, la cura. Bere un orzo proprio no. Magari smettere di fumare o lasciarsi i baffi, così, per qualche tempo, magari. La chiamò in un freddo pomeriggio di noie, quel tanto da non togliersi dalla testa come lo guardava, ultimamente – forse anche come (gli) sorrideva, forse, il punto di non ritorno era lì a due passi. – il bar (solito bar) sarà pieno di mostri, sarà – pensò tra sé, e non scherzava, erano veri mostri, imperterriti cannibali pronti a lacerarti l'anima, proprio veri mostri. la si vede poi pavoneggiarsi agitando la sua lunga e bella coda della quale – ed era davvero una bellissima coda era, tanto da fargli dimenticare (…) come dire, avete capito, avete, senza che stia a spiegarvi beneamati lettori, più furbi del dovuto. Non vorrei rideste di me, rideste. – il bar (solito bar) sarà pieno di mostri, sarà – pensò tra sé – e poi non era il caso, non era, da tempo lei sgobbava di sopportazione in quel posto, almeno quella sera, almeno, era lì, come un idiota, davanti al telefono – allora la richiamo? E poi? Poi che facciamo, prendiamo un aperitivo insieme, prendiamo? Noo, non si può, proprio non si può – il solito imbecille era, magari se avesse bevuto dell'orzo, magari. Sarebbe stato di pessimo gusto non chiamarla, a questo punto, dopotutto era lui il coglione che l'aveva invitata. Per un attimo sperò che lo chiamasse lei, di assennatezze più assorta a dirgli guarda non è il caso, non è, chi ce lo fa fare, lo sperò per un attimo. E poi voleva rilassarsi quella mezzora con i suoi soliti vizi di sempre, pessime abitudini dure a morire, e se lo avessero incontrato, comunque, i soliti mostri di sempre? Tanto che morirò il 25 giugno 2004, morirò. sperando vivamente che Lei pianga di cuore, mia dolce signora preferibilmente con veletta e calza con la riga (non autoreggente, sia ben chiaro) – Non capisco proprio, non capisco perché frasi come queste, buttate lì senza motivo, a un qualsivoglia mostro suscitino ilarità - Non capisco proprio, non capisco perché frasi come queste diventino a volte quasi gags, insulse, inutili gags, richieste disperate richieste di aiuto, quali sono, di solito. – senza passioni, accese l'ennesima sigaretta, senza amore, sapendo di non scherzare, sapendo. preferibilmente con veletta e calza con la riga. Capì perfettamente in che guaio, immane irreparabile guaio – punto di non ritorno – si stava cacciando, ma la cosa non lo preoccupò affatto, tanto era vigliacco. Si ritrovò Achab in un morbido mare d'amore, si ritrovò, in fremente attesa dello scontro finale, lui e la sua insaziabile esiziale bianca balena bianca – quasi un cancro alla gola, quasi – e capì, dopo tutto, che ne valeva la pena. In fondo, il suo carissimo amico Walter, in una fredda sera di marzo, glie lo disse pure – la vita per quanto tu possa sopravvivere è troppo corta per poter sopportare chiunque ti chieda qualcosa – Carissimo amico (?) forse, disegnavano tutti e due e tutti e due adoravano Buzzati, solo lui però, da buon montanaro quale era, sapeva sciare con lo scodinzolo, sapeva, proprio come Buzzati – indifesa, gravida, esiziale Maia di indicibili derive – era una fredda mattina di marzo, era, come mille altre, la solita fredda mattina di marzo lui ed il suo carissimo Amico Walter, in un parcheggio a pagamento e ancora non aveva la benché minima idea della signorina Richmond che non era poi male, non era . La sua ormai totale incapacità a non pensarla, gli dava un po' fastidio, gli dava - La signorina Richmond non era poi male, non era. Ormai lo sappiamo tutti, e lei che si vantava di essere stata l'amante del capitano, quasi bianca balena bianca, e ancora ne doveva passare del tempo, ne doveva. E la gamba , nessuno lo sa, fu un semplice incidente di percorso, forse troppo amore, – era un piacere starla ad ascoltare, la signorina Richmond, che non era poi male, non era. Callipigia d'altri tempi, e lui se ne accorse, di sghembo guardando, una mattina. Si abbassò ad accarezzare un cane, si abbassò, quel tanto che basta per scorgerle il pantalone che lentamente si assestava, lentamente. Quel tanto a scoprire le gelide natiche di terrori innominabili, algide natiche di pianto che non danno scampo, in ogni caso, la si vede poi pavoneggiarsi agitando/ la sua lunga e bella coda e questo la signorina Richmond Callipigia lo sapeva da secoli – quando è tranquilla emette suoni flautati e dolci ma quando…– quando è tranquilla, come dire, cento anni fa la strada brecciata finisce qui,e non venite a dirmi che non ve ne eravate accorti, non venite a dirmi. Tanto che per lui erano tempi di confusione totale, erano, magari troppi caffè, magari – ha l'abitudine di salire a grande altezza per poi tuffarsi verso il basso tra i rami. – chiamerò il mio amico Walter, uno di questi giorni. – tra sé pensò. Nôtre dame des fleurs di vecchiezze assorta, troppo difficile – per me ormai impossibile – tra sé essè pensò – praticamente impossibile resisterle – come potevo io, quando era la bianchezza stessa della balena irreversibile processo virale – alle soglie – come potevo , io, ottemperare, se non alla leggera, ai miei preordinati obblighi – dicevo – da osservare le preesistenti regole di comportamento? – come dire, ottemperare, se non alla leggera, ottemperare. – Nôtre dame des fleurs, nostra signora di tristezza, tristi sere da perdersi in lacrime. Il peggio ormai era fatto senza che la stupenda signorina Richmond Callipigia ne avesse il minimo sentore ormai era fatto, il peggio. Mio beneamato lettore, senza che io continui ad annoiarti te e tanto meno lei. – da osservare le preesistenti regole di comportamento? – Tanto che morirò il 25 giugno 2004 – quello che basta per ritrovarsi Santateresa d'anticaglie. – Beh, la sua, di data, era certamente sbagliata, diciamo approssimativa, è per questo che ci giocava senza scrupolo, ci giocava. – "Forse l'ispirazione è solo un urlo confuso. Ma entro le colonne della legge, ridendo si masturba ogni fanciullo." –
Venezie in fiore a strascinar vecchiezze con l'acqua alla gola
timide venezie senza fiato, il tempo di chiacchierare/ cianciare delpiùeddelmeno in assolati pertugi di prima mattina. E altro non siamo che povere venezie in fiore ad inventare amori dimenticando oscure acque–cancheri alla gola, cancheri. Mia dolce signorina Richmond Callipigia. _ e la situazione era sempre più senza ritorno alcuno, era, tanto che lo stesso amicowalter sorriderebbe, con un ghigno di sempre, come sa fare lui, come sa fare. – data la sua natura timida e solitaria spicca per la bellezza dei colori delle sue piume il suo petto candido e immacolato. –
Dove cazzo sei stata, mi chiedo, tutti questi anni, quasi diecimila, di anni, mica uno. Scusami, ma me lo chiedo, in queste diarroiche serate di febbraio, le stesse di sempre. Un, non trascurabile dettaglio, non trascurabile, definitivamente sciogliersi di merda. – ISTRUZIONI PER L'USO PRATICO DELLA SIGNORINA RICHMOND: Nettatela squamatela infilatele nel ventre le erbe odorose fissatela allo spiedo con un sottile filo metallico o con uno spago umido grigliatela alla carbonella accesa cospargetela con rosmarino e alloro lasciatela riposare per un'ora così che tutti gli aromi la penetrino poi scuoiatela e pulitela tagliatela in grossi pezzi – Come poter piangere, un domani per una che ti vuole a tutti i costi far bere un orzo? – è questo che si chiese. Dove cazzo sei stata, mi chiedo, tutti questi anni, quasi diecimila, di anni, mica uno. Perché ogni incontro avviene–viene nel posto e nel momento sbagliato, te lo chiedo ancora una volta amata (sin troppo) signorina Richmond Callypigia d'altri tempi: Dove cazzo sei stata, mi chiedo, ogni volta? mi permetta, dicevo, se continuo ad annoiarLa con i miei stanchi e vuoti deliri, perché tanti vivono male e non riescono a capire che viene qualche cosa d'altro vivono in un sistema al servizio dei nostri oppressori. Era stanco era davvero stanco, persino di giocare era stanco, cosa che, fino ad allora non lo aveva, mai annoiato. Fece quattro o cinque telefonate, amici cari, vecchie amanti e ringraziamenti per un orologio regalato, tanto per (…) come dire riuscire almeno un giorno a non pensarla, riuscire, e sì che un tempo era bravo in queste cose, era. Ormai vecchio di amarezze, troppi morti in una sola volta forse, e rimorsi che stentano a cicatrizzare. –come è bancarella la signorina Richmond oh come è balsamella la bagattella bacinella azzimella(..) Dallo schifo assoluto della borghesia passarci è come quando si spazza l… dove non passa la scopa la sporcizia non se ne va mai da sola – È amara la morte, tesoro? Non è nulla. È un silenzio. – Un silenzio, forse, da quando sei nato, zotico lettore, hai mai ricordato l'esatto istante nel quale passi dal sonno alla veglia, quel minimo indispensabile infinitesimale istante? È lo stesso per il silenzio, è lo stesso. È amara la morte, tesoro? Non è nulla. È un silenzio. – Quando ti decidi a tagliare questa barba, ma non lo vedi che ormai è quasi bianca, è? – e questo dalle due alle tre volte al giorno – come potevo , io, ottemperare, se non alla leggera, ai miei preordinati obblighi – dicevo – da osservare le preesistenti regole di comportamento? – Scusami, ma me lo chiedo, sperando che, a questo punto, ci si possa senza imbarazzo darci del tu, darci. La signorina Richmond non era poi male, non era. Ormai lo sappiamo tutti, lo sappiamo. – l'ombra dei bei capelli oscura batteva come un'ala sulla sua fronte i lunghi occhi parevano più neri – i lunghi occhi, occhi che, di certo non perdonano, di certo, e questo lui lo sapeva da diecimila anni, circa, ed erano sempre gli stessi occhi, erano, lunghi occhi neri e materni nei quali non ci si poteva non perdere. Non trattatela comunque male, la signorina Richmond, fareste i conti con me, fareste, Nettatela squamatela infilatele nel ventre le erbe odorose fissatela allo spiedo con un sottile filo metallico o con uno spago umido origliatela, ma non trattatela male, non bestemmiatele davanti e cedetele il passo cedetele, e non provate, sottecchi a farle l'occhiolino, imbecilli. Non penso di chiedere troppo. Fareste i conti con me, fareste, vi ammazzerei, e non si dica che sono cattivo, poi, vi ammazzerei in ogni caso. – tanto che l'assedio della sua assenza è inevitabile, per quanto tu riesca a non pensarci, per quanto. E magari fai telefonate, vecchi amici che non senti da una vita, logore amanti, grazie, grazie per l'orologio, (…) ci si vede domani a pranzo, ci si vede, tanto per ovviare, far finta di niente come dallo schifo assoluto della borghesia. – oggi non la chiamo, oggi – e la lotta di classe si fa più acuta loro scorgono il nemico mortale leggere così com'è piacevole sulle navi o sulle nevi sdraiati – signorina Richmond, senza che glie lo dica, ormai, voglio masticarla, voglio sentirla almeno diecimila anni (quelli persi) sul mio palato, voglio, e ormai è troppo tardi per sfuggire, ci si doveva pensare prima, ci si doveva. E non mi venga a dire che non lo sapeva, lei lo sapeva da circa diecimila anni, mica uno? Dove cazzo è stata, mi chiedo, tutti questi anni? – Tutto qui? – E ti pare poco? E poi, come l'ultimo degli imbecilli conti i minuti, ogni volta, quasi dimenticando i diecimila anni che, in fondo, sono la stessa cosa, sono. Signorina Richmond non trattatemi comunque male, non trattatemi, magari per me è diverso e potrete anche bestemmiarmi davanti, potrete, perché no? ha battuto con forza le mani sperando che il rumore li inducesse a fuggire un altro ha fatto il seguente commento ma perché catturarli e ammazzarli. e potrete anche bestemmiarmi davanti, potrete, perché no? Mia cara signora Richmond, che fare allora? Aspettare pazientemente quella destabilizzante perdita di controllo, che prima o poi arriva, prima o poi – Tutto qui? – E ti pare poco? – in una volta una più decisa scelta eversiva improbabile orgasmica destabilizzante è per la repressione la fanciulla straniera senza passaporto dialettico e viene perciò espulsa dalla polizia critica del paese tagliamola allora a pezzi in un cappello mescoliamoli in una ballata e poi. – di sghembo morente a guardarti le cosce, morente –mescoliamoli in una ballata e poi… Scorgerti per qualche attimo, senza conoscerti, mentre animosamente parli e gesticoli con qualcuno. Io in un tavolo poco lontano che, avendo finito di leggere il leggibile del giornale non ho altro da fare che guardarmi intorno posando il mio occhio sulle tue mani, lunghi occhi neri che non perdonano, come potevo io?.. – Tutto qui? – E ti pare poco? Ore dieci, circa (come dire minuto più, minuto meno – non stiamo come al solito a fare i pignoli), si accorse di aver dormito senza interruzioni, erano anni che (…), quasi diecimila, di anni, mica uno, da non crederci. E il fatto che non avesse più idee non lo preoccupava più di tanto, magari era il prezzo della sua guarigione, del fatto che fosse riuscito a dormire senza interruzioni. Bere di meno, fumare di meno, mangiare di meno, respirare di meno, amare di meno, ridere di meno, giocare di meno, piangere di meno, invecchiare di meno, di meno,…sarà questa la morte. Tanti ci riescono, troppi, forse, pensò, pensò anche ad altre cose, pensò. un Dio che conta i minuti e i soldi, un Dio disperato, sensuale e brontolone come un porco. – perché poi farci a sua immagine e somiglianza, pensò, magari per pigrizia, poca fantasia, magari, non aveva più idee, non aveva. – Cosa farà a quest'ora la signorina Richmond? Immaginarla a svegliarsi con lui, l'esatto istante in cui apriva i suoi lunghi occhi di lama, occhi taglienti che, in ogni caso, non danno scampo, e questo lui lo sapeva. E pensò anche ai momenti, a come sfuggissero ogni volta, pensò, che poi quando ti servono vai a cercarli e non li ritrovi mai, e lo stesso è con i luoghi, aveva voglia di piangere, aveva. L'avrebbe fatto, dopo, tornato a casa, magari in bagno sotto la doccia..sì, perché no, piangere sotto la doccia, era una cosa che non aveva mai fatto, se è per questo non aveva mai fatto neanche l'amore, sotto la doccia, e non che non glie lo avessero chiesto, sia chiaro. – e se me lo chiedesse la signorina Richmond? – pensò trasé – strana domanda, a quest'ora – pensò trasé – la solita gag dell'uomo che cammina, unuomocolcappellocammina – pensò trasé – non c'è che dire, non aveva proprio più idee – e se me lo chiedesse la signorina Richmond? – Immaginarla a svegliarsi con lui, l'esatto istante, uno di quegli istanti, che sfuggono ogni volta, sfuggono che poi non li ritrovi, mai. – aveva proprio voglia di piangere, aveva, e lo stesso è con i luoghi, se è per questo non aveva mai fatto neanche l'amore, sotto la doccia – cosa farà a quest'ora la signorina Richmond? e lo stesso è con i luoghi, quando torni e non riesci più a trovarli, non riesci tanto che dubiti che siano mai esistiti. – messinscena dello straniamento/ di presente una figura/ per arrivare allo scontro/ che lavora nel simbolico/ di passato e presente/ nel politico non è un eroe. –
Sorride la signorina Richmond in uno di quegli istanti che non danno scampo, non danno, e lo stesso è con i luoghi, pallide venezie alla deriva – Nello Stato Pontificio, dopo il fallito tentativo rivoluzionario di Macerata (vedi il "periodo" 1815-1818 - Stato Pontificio) – Sorride la signorina Richmond della mia inutile confusione, mancanza di idee, forse, – Noi abbiamo un senso della moralità che agli occhi degli altri è amoralità. Noi abbiamo un senso della libertà che agli occhi degli altri è libertinismo. Noi anarchici siamo i perdenti. Perchè abbiamo scelto di perdere. Perchè il potere, ogni volta che ci è toccato, lo abbiamo scagliato dalle mani "dove l'amore non era adulto e ti lasciava graffi sui seni". – Credo che detestasse, la signora Richmond, quel suo cedere continuamente a tiepide lusinghe rivoluzionarie, quel suo continuo perdersi in guerre non sue, sorrise, la signorina Richmond, accennando uno sguardo con i suoi lunghi occhi, e questo ormai lo sapete. – perché di fronte alla rivoluzione hanno paura che una cosa dicono come potrebbe il fiore in questo sistema di merda che produce miseria – era stanco, dopo tutto, stanco di noie, che producono miseria, e la rivoluzione poteva aspettare, magari con una giornata di sole, sarebbe stato più facile, sarebbe stato. – non guardatele le cosce, fareste i conti con me, fareste, vi ammazzerei, e non si dica che sono cattivo, poi, vi ammazzerei in ogni caso. – data la sua natura timida e solitaria spicca per la bellezza dei colori delle sue piume il suo petto candido e immacolato. – è questo e molte altre cose, la signorina Richmond. Ormai lo sappiamo tutti, lo sappiamo. E sorride, in uno di quegli istanti che non danno scampo, non danno, e lo stesso è con i luoghi, pallide venezie alla deriva, tanto che lo stesso amicowalter sorriderebbe, con un ghigno di sempre, come sa fare lui, come sa fare. Lì, 11 agosto 1849. Per ordine dell' I. R. Comando Militare, stazionato in Cà Tiepolo sino dai primi giorni del p.p. Maggio, alle ore 12 e mezzo della scorsa notte vennero ivi fucilati, e sepolti nel luogo della eseguita fucilazione i seguenti individui: 1. Ramorino O. Stefano, Sacerdote Genovese2. Parodi Lorenzo, Genovese 3. Lodadio Francesco, Romano 4. Fraternali Gaetano, Romano 5. Bossi Luigi, Romano 6. Baciagalussa Paolo, Romano 7. Bellazzi Angelo padre 8. Bellazzi Lorenzo figlio, Romani. – e non mi parli mai di qualcuno con odio, la scongiuro, signorina Richmond, sono anni, quasi diecimila, di anni, mica uno, che la malinconia, con la velocità di un rutto, si è trasformata in tristezza, e non mi parli mai di qualcuno con odio, la prego, amata (sin troppo) signorina Richmond, ne morirei, forse. Tanto che la malinconia, con la velocità di un rutto, si è trasformata in tristezza, si è trasformata. Un po' di bellezza cristo santo, ma cosa cazzo chiedo di così straordinario. È da qui che dovrebbe partire ogni rivoluzione, un po' di bellezza cristo santo, chiedo poi tutto questo? – nel politico non è un eroe– e questo si sa: (…) 4. Fraternali Gaetano, Romano 5. Bossi Luigi, Romano 6. Baciagalussa Paolo, Romano 7. Bellazzi Angelo padre 8. Bellazzi Lorenzo figlio, Romani, Cecchetti Riccardo, marchigiano. Tanto che morirò l' 11 agosto 1849, morirò. sperando vivamente che Lei pianga di cuore, mia dolce signora. È amara la morte, tesoro? Non è nulla. È un silenzio. mi permetta, dicevo, se continuo a parlarle d'amore, signorina Richmond, lo so che sono noioso, mi permetta, dicevo, ed ancora non riesco a darle, del tu. Come vede non saremo mai vecchi amici, mi permetta se continuo a parlarle d'amore, è quasi come dolcemente dimenticare un antico rimorso, quasi, e la mia fucilazione era solo un misero espediente, quasi da circo. Sono l'ultimo dei pezzenti, su questo non c'è dubbio, del resto è solo letteratura (?). Mi perdoni se piango sotto la doccia, ma, dopo tutto, così le lacrime neanche si vedono e non è che abbia pudore, no. È una semplice questione estetica, non sono bello quando piango, tutto qui – e ti pare poco? – dove l'amore non era adulto e ti lasciava graffi sui seni – una semplice questione di rimorsi mai assopiti, forse, tanto che piango sotto la doccia, mi perdoni, signorina Richmond, ma so fare ben poche cose, io, e questo lo sanno tutti, lo sanno come sanno che la signorina Richmond non era poi male, non era. è terribile imparare bene le cose che poi nemmeno ci provi più il gusto ci provi e ti annoi persino a giocarci, con le cose, è davvero terribile, quasi come pronunciare un ti amo, che poi non ti dici più niente e il ti amo diventa, per sortilegio, quasi come chiedere una sigaretta, signorina Richmond. Sono l'ultimo dei pezzenti, su questo non c'è dubbio, e probabilmente comprerò una fisarmonica, comprerò. tanto che non guardi più – sottecchi – nemmeno le sue cosce, è terribile non guardarle più le cosce, signorina Richmond, è davvero terribile quasi come un ti amo che poi di colpo tutto svanisce che nemmeno ci provi più il gusto ci provi – senza nemmeno chiederci se valesse la pena aspettare o tranquillamente tornarcene a casa, a dormire, magari, o devotamente masturbarci, su un dolce frusciare di cosce, Qohélet di una mattina di marzo piovosa al risveglio – è terribile imparare bene le cose e ci vorrebbe un diO, di tanto in tanto a raschiare le nostre gole malate di noia, ci vorrebbe. Del resto è solo letteratura (?). lasciamoci almeno quei due o tre dubbi, la scongiuro, è terribile imparare bene le cose, potrei morirne. – valutare il trascorrere di mezzo minuto dicendo via e alt al momento opportuno sbucciare un'arancia. – e tu che fai a questo punto? Accendi l'ennesima sigaretta, accendi, che quasi ormai non te ne accorgi più, e mi raccomando, non se le beva – tutto qui? – È da qui che dovrebbe partire ogni rivoluzione, un po' di bellezza cristo santo, chiedo poi tutto questo? – Che dire, mia cara signorina Richmond, lo deve anche prendere per quello che è, alla finfìne, quasi diecimila, di anni, mica uno, vigliacco di secoli, e non tanto nel politico, lì nemmeno è così difficile essere degli eroi, bisogna semplicemente prenderlo per quello che è. – e il politico diventò, quasi per incanto, laida e sfrenata passione di camere a ore – nel politico non è un eroe, che ci vuole fare, è l'ultimo dei pezzenti. – è terribile imparare bene le cose che poi nemmeno ci provi più il gusto, ci provi,
– poche donne sanno scrivere.
– è perché non si masturbano, o almeno lo fanno quelle poche.
– forse.
– no, no è assolutamente vero, non si può saper scrivere senza masturbarsi.
– e tu?
– valutare il trascorrere di mezzo minuto dicendo via e alt al momento opportuno sbucciare un'arancia. – su questo non c'è dubbio. e dare un senso alle tue serate di sangue diventò ogni volta più difficile perso come eri nell'innaturale bianchezza, terrificante bianchezza di notti bagnate, lì a strofinarsi le mani di gelo, quello che ti sale per la schiena e ti rimane addosso per secoli, ti rimane, gelido bianco a confonderti, anima mia, e guardi dalla finestra degenerante peso morto che ormai manco ti incazzi più, manco. – Un uomo col cappello, il solito uomocolcapellocammina, lentamente nella nebbia a perdersi, annaspando nella nebbia di bianchezze incoffessabili, ripensò dopo anni, quasi diecimila, di anni, mica uno alla signorina Richmond, che non era poi male, non era, abbozzando di sghembo un sorriso, nel politico non era mai stato un eroe, sorridendo per poi definitivamente – Del resto è solo letteratura (?) – tra sé pensò. – E ti pare poco?
– valutare il trascorrere di mezzo minuto dicendo via e alt al momento opportuno sbucciare un'arancia. – improvvise incontrollabili voglie di solitudine, no, sul serio, non chiedeva di più, semplicemente che lo lasciassero in pace e di una storia d'amore, di regola, si ricordano solo due momenti, il primo bacio (o meglio, il primo sfiorarsi) e l'arrivederci, e per quanto scavi, per quanto, disperato arrovelli la tua anima, non ritrovi niente altro, tanto meno i luoghi, è davvero terribile, quasi come pronunciare un ti amo, che poi non ti dici più niente e il ti amo diventa, per sortilegio, quasi come chiedere una sigaretta, signorina Richmond, e lo stesso è con i luoghi, quando torni e non riesci più a trovarli, non riesci tanto che dubiti che siano mai esistiti. – valutare il trascorrere di mezzo minuto dicendo via e alt al momento opportuno sbucciare un'arancia. – la mia anima peserà almeno tre chili, peserà – trasè essè pensò – e allora smettetela di rompermi i coglioni, vi prego, sarebbe un vero peccato perdere peso. – valutare il trascorrere di mezzo minuto dicendo via e alt al momento opportuno sbucciare un'arancia. – e di una storia d'amore, di regola, si ricordano solo due momenti, e le sue mani tremavano quella mattina ubriaca di rabbia. Un uomo col cappello, il solito uomocolcapellocammina, lentamente nella nebbia a perdersi, annaspando nella nebbia di bianchezze incoffessabili, ripensò dopo anni, quasi diecimila, che di una storia d'amore, di regola, si ricordano solo due momenti, il primo bacio (o meglio, il primo sfiorarsi) e l'arrivederci. Non riusciva proprio a rassegnarsi, troppo bella per poter sopravvivere, questo era scontato, era, e scusami se ne parlo ma è una stanca sera di vecchiezze, questa, una stanca malinconica serata d'amaro in bocca, come mille altre come. Quel tanto che basta per ritornare a certe lacrime, scusami se ne parlo, settembre alle porte e pioggia che dio la manda tanto da sentire il tremendo frastuono di vuoto (…) martella. E ci vuole che qualcuno muoia per poter ritornare a capire (…) L'ultima volta che facemmo l'amore, forse la più bella, troppo bella per poter sopravvivere, e qui non ci piove, e frasi fatte, stupri prolungati, quello che basta a prosciugarti l'anima – quasi certamente Dante viaggiava in astrale, – cazzate, io è una vita che ci provo, una vita e (…) niente di niente, e questo era un certo Francesco, suo amico, finocchio alcolizzato che per ben tre volte provò ad ammazzarsi, senza successo (…), come dire, troppo bella per poter sopravvivere, e di certo lui è molto più brutto. Poter sopravvivere a stupri prolungati, quello che basta a prosciugarti l'anima, prosciugarti, che poi vai a pesarti e scopri che hai perso tre chili, mica uno! porcoddio, perché tu, proprio tu, glie l'hai fatta al primo tentativo – valutare il trascorrere di mezzo minuto dicendo via e alt al momento opportuno sbucciare un'arancia. – è difficile che mangi la frutta, e questo da quando sono bambino, e non che sia poi così cresciuto, e allora? Torniamo a noi, bellissima, –Nettatela squamatela infilatele nel ventre le erbe odorose fissatela allo spiedo con un sottile filo metallico o con uno spago umido grigliatela alla carbonella accesa cospargetela con rosmarino e alloro lasciatela riposare per un'ora così che tutti gli aromi la penetrino poi scuoiatela e pulitela tagliatela in grossi pezzi – tagliatela in grossi pezzi, tagliatela in grossi pezzi, tagliatela in grossi pezzi, lasciamoci almeno quei due o tre dubbi, la scongiuro, è terribile imparare bene le cose, potrei morirne. Ed è terribile, te lo assicuro, avere la certezza di non incontrarti più, nemmeno per sbaglio, magari al ristorante, tu che parli con qualcuno; eccetera, eccetera, eccetera. porcodDio, perché tu, proprio tu, glie l'hai fatta al primo tentativo? La mia donna non ride mai, sorride, a volte, senza amore, ti ricordi? – Morbida carezzevole e carnale come un barolo in un'inutile serata di novembre. Costantemente fiaccata dalla mia atavica vigliaccheria. Anni grevi, in fondo, paludose carriere universitarie senza via di scampo, assoluto bisogno di leggerezze tanto da rifuggire, meticoloso, ogni menomo accenno di coinvolgimento. Nulla andò oltre un languido strofinìo domenicale. Furba, lei, provò a prendermi per la gola. Leggermente sfiorando i nostri corpi stremati di serate ubriache. Una bianca balena bianca e di Achab, ancora, nemmeno la più pallida, impercettibile traccia. Corposo barolo a devastare bianchezze mortifere di certe sere. Io troppo giovane e coglione da capire come veramente stessero le cose. Tanto che Babilonia crollò. Un solo ricordo, nulla di più, gentile lettore, io, lei ed il suo uomo (tale Lallo, fioraio) a prendere un tè, un tè, da non crederci. Io a scontrarmi con i suoi occhi amari di strazio (è di Lallo che sto parlando). Lo offrì lui, tra le altre cose , il tè, non ci fu verso, Fu così che ci perdemmo, e poi lacrime, ripensamenti, bestemmie e poveri, squallidi, evitabili orgasmi insensati. Ricordi? Odiavi che venissi così nervosamente a contrarmi. E so che sto scrivendo a vuoto, ormai, ma so anche che, questa, è una stanca malinconica serata d'amaro in bocca, so benissimo che non serve a niente so. Tanto meno serve chiedersi perché, forse perché è una stanca malinconica serata d'amaro in bocca con te troppo bella per poter sopravvivere. – Ma la chiamo o non la chiamo? – trasè essè si chiese. Era una stanca malinconica serata d'amaro in bocca, e non sapeva esattamente cosa volesse, come ogni volta, del resto. E le sue mani tremavano quella mattina ubriaca di rabbia, come ogni volta, del resto.
decise di non chiamarla.
– e se me lo chiedesse la signorina Richmond? – pensò trasé – strana domanda, a quest'ora – pensò trasé – Decise di non chiamarla, decise, tanto che Babilonia crollò, con o senza nebbia, da non crederci, di regola, si ricordano solo due momenti ed Annibale è alle porte con i suoi indimenticabili elefanti ammaestrati, accorrete numerosi, accorrete. – E cominciarono a arrivare i lacrimogeni una pioggia fittissima di lacrimogeni per cui istintivamente tutti cominciarono a scappare. Tutti scappavano e i carabinieri cominciarono a tirare botte col calcio dei moschetti a tutti. – Non è il reperto a far nausea, è che gli si dia la caccia. Annibale, comportamenti sconosciuti fino ad ora; mi diverte l'inaugurazione del santuario; chi non ne parla facendo battute è fesso (anche chi legge) - scandali, testimonianze e curiosità, in regalo il conte delle astuzie - prima che scatti il divieto tra proteste e polemiche. Ma serve davvero ? – e se me lo chiedesse la signorina Richmond? – pensò trasé – e allora? Torniamo a noi, bellissima signorina Richmond, e cominciarono a arrivare i lacrimogeni, – e con questo? – Non che all'egoismo o all'amore, all'avarizia o alla generosità sia concessa, nella tradizione, pari dignità; ma la soluzione della loro relazione (o del loro conflitto) è possibile, secondo questi autori, solo trascendendola, guardandola dal di fuori, e dal di fuori producendo su di essa una decisione. – mi permetta se Le parlo d'amore, se Le parlo.mi permetta, dicevo, se continuo ad annoiarLa con i miei stanchi e vuoti deliri, mi permetta, tanto che non guardi più – sottecchi – nemmeno le sue cosce, è terribile non guardarle più le cosce, signorina Richmond, tornarcene a casa, a dormire, magari, o devotamente masturbarci, (che cosa può un corpo?, il problema del male, la visione etica del mondo, le nozioni comuni) – e se me lo chiedesse la signorina Richmond? – cominciarono a arrivare i lacrimogeni – essi sembrano, purtroppo, avere assunto – del superamento del moderno – solo il principio di krisis e mai quello di potenza. – rannuvola, dio a buon conto insiste nel voler essere divertente (vane aspirazioni) ed io intanto mi accorgo di ricevere più multe che lettere d'amore – ci era un malinteso curioso fra mia moglie e me in riguardo al suo primo fax, era molto buono che lei ha inviato un secondo – la sera diventa sempre più sera, anche se è passato poco più di un minuto, l'eterno andirivieni di piccole automobili a volte bianche, a volte grigie (molto raramente verdi) inizia a colorare il tutto di una noiosissima pedanteria – e allora? – che si cominci! – cosa farà a quest'ora la signorina Richmond? e lo stesso è con i luoghi, quando torni e non riesci più a trovarli, non riesci tanto che dubiti che siano mai esistiti. – , sul retro colori più caldi, forse, dopotutto la solita storia, a ripetersi quasi maniacalmente, tanto per ovviare logore stanche amnesie. Sul retro dicevo, un uomo col cappello cammina la vecchia strada e ferrovia, parliamoci chiaro, come sotto? – vi scongiuro, non arriviamo a questo, già si è fatta abbastanza letteratura, non trovate? Senza che io me ne accorgessi mi era già alle spalle con la pistola puntata sulla schiena ed io che non riuscivo più a togliermi dalla testa la vecchia gag di Totò nella quale schizza d'inchiostro un elegante signore al tavolo di un ristorante – come dire, non pensare ai tuoi guanti, c'è soltanto da scappare, più in fretta possibile, siamo assediati. Scorgerti per qualche attimo, senza conoscerti, mentre animosamente parli e gesticoli con qualcuno. Io in un tavolo poco lontano che, avendo finito di leggere il leggibile del giornale non ho altro da fare che guardarmi intorno posando il mio occhio sulle tue mani – nervosamente a muoversi, (non è poi così triste mangiare da soli in un ristorante – tu – immobile, offuscato obbiettivo di vite circostanti, vi è mai capitato?) tanto da scorgere quella flebile, lancinante magrezza – lame doviziosamente affilate – (troppi aggettivi; questo lo so) magrezza di gesti, dicevo (e siamo al terzo) posare il mio sguardo a qualche centimetro dalle tue mani, ascoltando, di sghembo il suono della tua voce, a malapena percettibile in mezzo a tanto deviante vocìo – tutt'intorno – cogliere soltanto qualche accenno di parola per poi alzarmi e dirigermi alla cassa per pagare – cosa farà a quest'ora la signorina Richmond? – Nettatela squamatela infilatele nel ventre le erbe odorose fissatela allo spiedo con un sottile filo metallico o con uno spago umido grigliatela alla carbonella accesa cospargetela con rosmarino e alloro lasciatela riposare per un'ora così che tutti gli aromi la penetrino poi scuoiatela e pulitela tagliatela in grossi pezzi – tagliatela in grossi pezzi, tagliatela in grossi pezzi, tagliatela in grossi pezzi, tagliatela. – è perché non si masturbano, o almeno lo fanno quelle poche. – di flebile, lancinante magrezza, questo sì. – le bacche e i frutti più dolci sono i cibi che preferisce pratica e crudele suole impalare le sue vittime sta quasi sempre nascosta e vola raramente – ho posato per lui nuda, – disse di rabbia la signorina Richmond, e, sia ben chiaro, non era vero, inestirpabili pudori, dopo tutto, – ho posato per lui nuda, – e se me lo chiedesse la signorina Richmond, di posare nudo? – pensò trasé essè – l'importante è che tu non dia confidenza a certe persone, non dia. – sapeva di essere bellissimo, soprattutto nudo e sapeva che lei non avrebbe potuto resistergli, nudo – e se me lo chiedesse la signorina Richmond, di posare nudo? – Questi sono i nostri discorsi questa è una casa dentro ci sono tutte le fotografie di quello che succedeva – mise, senza troppo dolore la Butterfly, atto primo, una cosa da poco, potresti dire, mio amato lettore, semplice bisogno di ritrovarsi – l'importante è che tu non dia confidenza a certe persone, non dia. – di nuovo questa insistente voce, e di sicuro l'otto marzo pioverà, ne sono certo – tagliatela in grossi pezzi, tagliatela. – è perché non si masturbano, di flebile, lancinante magrezza, questo sì , o almeno lo fanno quelle poche. – grigliatela alla carbonella accesa – Then eat your spaghetti and I'll tell you a Luca Brasi story. – grigliatela alla carbonella accesa – e se me lo chiedesse la signorina Richmond? – ho posato per lui nuda, di flebile, lancinante magrezza, questo sì.. – lame doviziosamente affilate –magrezza di gesti, dicevo – grigliatela alla carbonella accesa – mise, senza troppo dolore la Butterfly, atto primo, una cosa da poco, apparentemente. – l'importante è che tu non dia troppa confidenza a certe persone, non dia. – sarebbe bello poterla disegnare, quel tanto che basta per la solita, inestripabile perdita di controllo, che, prima o poi arriva, – e se provassi a chiederle il contrario? – pensò trasé essè – non dimentichiamo che era bellissimo, soprattutto nudo. – pratica e crudele suole impalare le sue vittime. – e se me lo chiedesse la signorina Richmond? – Prolèt che si incazza, di tanto in tanto, se troppo smerdato - boiadiundìo! - e l'affabile padreeterno lassù trasognante tremebondo frastuona fulminiesaette ormai a vuoto. Allora? Bboiadiundìo! Come la mettiamo? Alla pecorina, non vedo posizione migliore. – mais nom de dieu de juterie de foutre! –Erano stati lí a aspettare davanti alle barricate a aspettare il mattino che arrivassero gli altri freschi a dargli il cambio. Noi eravamo tornati indietro a difendere coi sassi il ponte bloccato dalle macchine incendiate da dove i rinforzi dovevano passare. Ma eravamo rimasti in pochi a difendere il ponte eravamo rimasti una ventina. – mais nom de dieu de juterie de foutre! – dentro ci sono tutte le fotografie di quello che succedeva – The leadership of Oglaigh na hEireann sends New Year greetings to our Volunteers, imprisoned comrades and supporter at home and abroad. –
ho posato per lui nuda, e allora? – Ormai lo sappiamo tutti, e lei che si vantava di essere stata l'amante del capitano, quasi bianca balena bianca, e di una storia d'amore, di regola, si ricordano solo due momenti, – Credo che detestasse, la signora Richmond, quel suo cedere continuamente a tiepide lusinghe rivoluzionarie, quel suo continuo perdersi in guerre non sue, sorrise, la signorina Richmond, accennando uno sguardo con i suoi lunghi occhi, e questo ormai lo sapete. –
Sarnano, febbraio MMIV
si ringrazia di cuore Nanni Balestrini (per il furto)