Ossesso è un contenitore di pensiero. Non qualunque, non a caso, non qualsiasi; del pensiero inces­sante e continuo che torna, ritorna, torna ancora, assumendo forme diverse apparenti o reali, imma­ginarie, concrete, visibili o celate, fittizie, illusorie, nascoste, ingannevoli o invisibili; forme interne in moto perpetuo con le quali giochiamo e che ci accompagnano nel tempo. Rilevare ossessioni, portarle all'esasperazione, all'eccesso, alla dismisura, renderle indicatrici dell'assurdo, evidenziarne la propria identità esaltandone l'appartenenza a noi stessi costituisce il progetto ossesso, il cui obiet­tivo è risvegliare i demoni che ci affiancano e fomentare la loro ossessiva insurrezione attraverso l'ascolto, la trasformazione, l'esaltazione delle loro voci tenui, controllate e immediatamente proiet­tate verso l'esplosione di un grido soffocato, muto, che attacca, colpisce e pervade la più incondizio­nata profondità passandone il cuore. L'innalzamento delle ossessioni demarca la linea di confine, il limite assoluto verso quel niente che inquieta ma favorisce l'evidenza dell'idea e del pensiero cattu­rati nella mente per qualche istante, che riemergono trasformati in nulla; quello stesso niente che se­gnala e distingue ogni sensazione percepita da battiti frequenti poi rallentati, ogni vizio, entusiasmo, propensione, passione che non si può domare e che sfugge al controllo. Rimanere al margine degli ambienti disciplinati, che forniscono una costruzione gerarchica della vita, è scelta arbitraria, ponde­rata e concreta. l'importanza che può avere l'inserimento delle ossessioni all'interno di un sistema sociale prestabilito, rende disponibile una posizione confinata rispetto a una realtà comunque pre­sente; l'impegno a non farsi intaccare da regole produttive automaticamente riconosciute, la deter­minazione nella costruzione di mondi paralleli, la negazione di qualsiasi equilibrio, sono gli ele­menti cardinali dei nostri racconti e costituiscono i tipi che è nostro piacere ideare, comporre, innal­zare, rimanendo comunque al confine con il niente.